la ricerca della felicità

La ricerca della felicità e la “generazione più depressa della storia”

 La ricerca della felicità è una parte fondamentale nella vita dell'uomo, direi quasi un bisogno primario al pari del mangiare,dormire etc.
 
Tanto che "The pursuit of Happiness" è parte integrante della dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti come diritto inderogabile e fondamentale dell'uomo.
 
Premessa : è scientificamente provato che esiste una predisposizione genetica alla felicità ed esiste un set point della felicità (Set point della felicità significa che ogni persona ha un suo valore standard di felicità a cui tende, quando gli eventi lo portano a livelli di felicità maggiori o minori, il cervello tende piano piano a ritornare al suo valore standard cioè il set point, vanificando gli eventi esterni che lo modificano), con persone che mediamente in condizioni normali e quotidiane sono più felici di altre, e la variabilità tra individui è molto alta.
 
Nell'era moderna, un pò come tutto, sembra però aver perso la sua accezione positiva e propositiva di "ricerca" che implica un qualcosa per cui uno si adopera attivamente e costruisce progressivamente, per prendere un'accezione più ossessiva del tipo della "pretesa" o "aspettativa" della felicità.
 
"Dovrei essere felice, tutti si aspettano che sia felice, vivo in un paese occidentale ricco e ho tante comodità che in altre parti del mondo si sognano, perchè non sono felice come dovrei? Cosa c'è di sbagliato in me ?"
 
Sembra essere una domanda ossessiva che si infila subdolamente nella testa di tutti, soprattutto i giovani della nuova generazione, quelli nati in un'epoca post ideologica e frenetica, dove tutto - comprese le relazioni sociali ed amorose - nasce, muta e muore a velocità fino a poco tempo fa impensabili e dove tante certezze che hanno dominato le culture occidentali per decenni vengono messe in discussione e spesso sgretolate alla base dagli sviluppi della scienza, dell'etica, del progresso, di una nuova morale, dalla progressiva secolarizzazione della società e dalla fisiologica perdita e mutazione delle tradizioni.

La ricerca della felicità : a cosa è dovuta ?

- Quantità e soprattutto qualità delle relazioni sociali
- Aspettative e prospettive
- Scopo e progresso da una condizione iniziale X che va a migliorare.
 
Sono stati fatti innumerevoli studi che dimostrano chiaramente questi punti.
 
Chi ha fitte reti sociali (ad esempio religione, comunità, tifo per una squadra etc), si sente accettato, condiviso, ha persone che tengono a lui ed a sua volta tiene alle persone... è più felice ed in uno stato psicologico che si riflette anche in una migliore salute ed in generale serenità e successo nella vita.
 
Stessa cosa per chi in generale nella vita vede le proprie aspettative soddisfatte o meglio ancora superate dagli eventi che gli capitano e soprattutto si procura.
 
E stessa cosa ancora per lo scopo inteso come obiettivi progressivi da raggiungere.
Chi ha passioni, lavori, progetti, percorsi, che lo portano a prefiggersi un obiettivo X ed avvicinarcisi progressivamente è felice, soddisfatto, appagato e il tutto si riflette a 360° in tutti gli aspetti della vita.
 
Vice versa, scarse o assenti relazioni sociali, la sensazione di non aver nessuno che tenga te, non avere nessuno a cui si tiene, lo stallo e l'assenza di cambiamento e progresso, la mancanza di obiettivi, mancanza di prospettiva di crescita, vedere le proprie aspettative incompiute... sono tra le cose più correlate (oltre ovviamente ai fattori genetici fondamentali) alla depressione, la scarsa autostima, l'infelicità.
 
Ci pensate mai che tante persone indaffaratissime a costruirsi ed investire su se stesse (in vari aspetti, può essere il lavoro, lo sport, la famiglia ,le relazioni o altro) e che hanno la percezione di avere progressi in quello che fanno, sono sempre più felici, positive, ed hanno maggiore autostima di quelle che sono già "arrivate" (e che magari sono in una condizione assoluta che dall'esterno sembra essere infinitamente superiore, magari sono già affermate al lavoro, guadagnano tanto, hanno già una famiglia stabile e compiuta, hanno già superato il picco della loro carriera sportiva etc) e che credono (a torto o ragione) che il picco della loro vita lo abbiano già raggiunto, e tutto quello che li aspetta è un mantenimento o un lento declino ?
 
Che le persone che hanno animali domestici a cui tengono e che curano con amore, sembrano sempre mediamente più felici di chi non li ha a parità di altri fattori ?
 
Perchè lo sport e l'allenamento, anche la banale palestra per migliorarsi fisicamente, hanno un comprovato effetto positivo sull'umore, sull'autostima, sulla produttività ed usate anche come terapia per la depressione ?
 
Sarà che oltre a tutte le endorfine scatenate, il fatto di porsi degli obiettivi, e avere la percezione di fare progressi verso il loro raggiungimento - anche a piccoli e lenti passi - prevenga una situazione di stallo emotivo in cui ci si sente sempre fermi allo stesso punto ?
Da quella sensazione del "cazzo se mi impegno ce la posso fare, cazzo ce la sto facendo!"
Perchè spesso gli anni 80 sono ricordati come una dell'epoche più felici di sempre?
Progresso infinito.
In 10 anni e poco più ci sono state conquiste e progressi assurdi da tutti i punti di vista, tecnologico, economico, culturale, artistico, civile, sociale.

La generazione più depressa della storia

Posto tutto ciò, la mia generazione (diciamo quelli nati da metà anni 80 in poi) è spesso stata definita "la generazione più depressa della storia".
 
Perchè ?
 
Riflettiamoci un attimo.
 
Siamo nati ed abbiamo vissuto l'infanzia nella coda dell'ultimo boom economico e rivoluzione tecnologica.
 
Le nostre aspettative sono schizzate in cielo in pochissimo tempo nel periodo più cruciale della formazione, tra infanzia ed adolescenza (in cui la parte razionale del cervello - la corteccia frontale - che tieni a base le emozioni e le filtra spesso ridimensionale, non è ancora pienamente sviluppata e funzionante e motivo per il quale spesso la nostalgia tende sempre verso quell'età dove le emozioni sono fortissime raggiungono intensità che proprio chimicamente dopo è difficile raggiungere, facendocele ricordare come il periodo più bello della nostra vita irripetibile)
 
Cazzo, per noi ragazzi del 90 nel 2020 ci DOVEVANO essere le macchine volanti.
 
Avremo sentito mille volte "studia e non avrai problemi, troverai un bellissimo lavoro, guadagnerai un sacco di soldi e avrai la vita che vuoi" e " puoi fare tutto nella tua vita, devi solo volerlo".
 
Probabilmente ci dovevano definire "la generazione con le aspettative più alte della storia".
 
Poi fondamentalmente al giro di boa verso la maggiore età o poco dopo, tutte le aspettative e certezze sono crollate come un castello di carte.
 
Niente macchine volanti, con il cazzo che puoi fare quello che vuoi se non ne hai il talento, studiare ormai non ti assicura quasi mai un buon lavoro, anzi proprio niente te lo assicura.
 
Altro che progresso, ormai siamo ufficialmente la prima generazione che guadagnerà meno e forse avrà anche una aspettativa di vita più bassa dei genitori, che probabilmente farà meno figli, e vedrà meno progresso personale.
 
Che vive le relazioni a velocità ormai impensabile, che ormai si scrollano analogamente alla home di un social e che si è autoconvinta anche che tutto sommato sono un fastidio, un intralcio alla carriera ed alla libertà.
 
E soprattutto che ha la percezione ( a torto o ragione) di NON POTERCI FARE ASSOLUTAMENTE UN CAZZO.
 
In neuroscienza e psicologia esiste il termine "learned hopelessness" che letteralmente si traduce con la convinzione acquisita tramite esperienza di impotenza totale ed abbandono di ogni speranza in relazione in una situazione spiacevole.
 
Ci hanno fatto infiniti esperimenti dai topi alla scimmie e come finiva ogni volta?
 
Che quando veniva indotto questo stato agli animali (ad esempio tramite ripetuti shok elettrici che l'animale non poteva far nulla per evitare) portava sempre gli stessi a sviluppare DEPRESSIONE.
 
SEMPRE.
 
Smettevano completamente di reagire, di combattere, subivano passivamente in silenzio.
 
E quando questo stato veniva eliminato (ad esempio mostrando agli animali che potevano fare qualcosa per evitarlo) che succedeva?
 
Passava la depressione e tornavano combattivi.
 
La nostra generazione è quindi fondamentalmente infelice, però si sente dire sempre che non dovrebbe assolutamente esserlo... perchè alla fine cosa vuole di più? Ha tutte queste comodità a portata di mano che i propri genitori anni fa non sognavano neanche.
 
In pratica quindi gli viene indotta questa sensazione di hoplessness.
 
Sa che sta bene, sa che difficilmente vedrà grossi progressi (un pò per aspettative troppo alte, un pò perchè parte già da un livello alto rispetto alle passate generazioni ed ha poco ancora da conquistarsi sul campo), sa che dovrebbe essere felice ma non lo è.
 
Combatte e combatte cercando questa felicità ma se non la trova facilmente va in depressione. Spesso quelli che la trovano la felicità sono quelli che partono più dal basso, che hanno quindi più possibilità di progredire e più cose da conquistarsi.
 

Esiste un vero e proprio mercato della felicità

il motore di questo mercato è la ricerca della felicità impossibile.
Ci vendono un modello di felicità preconfezionato sotto forma di addominali super definiti, glutei di marmo, auto sportive, laurea e lavoro sicuro, carriera, le vacanze alle maldive...
Si lavora sempre più duro, si comprano sempre più integratori, si lavora sempre di più per guadagnare di più, si studia sempre di più per prendere sempre più titoli... convinti che una volta ottenuto il fisicaccio, la promozione, il dottorato, la vacanza da sogno saremo e resteremo sempre felici.
Ma non è così, e chi ci arriva lo sa bene.

Una volta ottenuto l'obiettivo dove nel migliore dei casi abbiamo qualche giorno di euforia poi subentra quella sensazione di "e questo è tutto?

Ho faticato così tanto per questo ?"

E ci assale lo sconforto per la consapevolezza di esserci per l'ennesima volta illusi di aver raggiunto la felicità, realizzando poi che non è così.

E cosa fa l'ambiente e la società ?

Alza il livello, se non sei felice con questo fisico è perchè devi avere ancora più addominali allora si che sarai felice!

Devi guadagnare ancora di più! Devi fare una vacanza ancora più figa, prendere una nuova laurea!

Sempre di più, la quantità sembra sia il compenso della mancanza di qualità... ma non è mai vero.

Ti devono tenere insoddisfatto, perchè se sei insoddisfatto e ti convinci che la soluzione per trovare la felicità e consumare di più, consumi di più, spendi di più.

All'infinito.

"Se esiste un limite voglio raggiungerlo per poi superarlo!"

Nei sondaggi di qualche settimana fa di Shonen Jump (la più importante rivista inerente fumetti ed animazione giapponese) Goku, il protagonista di Dragonball, è stato votato come personaggio più amato e popolare della storia dell'animazione, dalla mia generazione praticamente.

 
Qual è la caratteristica principale di Goku e Dragonball ?
 

Progresso costante ed infinito.

la ricerca della felicità

 

 
Parte come un bambino appassionato di lotta con un bastone, e finisce come l'essere più potente di tutti gli universi che supera anche le divinità.
 
Sarà una coincidenza che un personaggio così ha spopolato proprio in questa generazione ?
 
Magari si, magari c'è una lettura più profonda, magari sono solo cazzate.
 
Alla fine nella vita ci vuole culo, nascere con la giusta genetica nelle giuste situazioni.
 
La natura non è egalitaria anzi, tutto il contrario.
 
Questo lo si può accettare, ricercando una serenità che può portare a qualche forma di felicità, o lo si può combattere facendo gli equilibristi tra rabbia, euforia, depressione e frustrazione, esaltazione.
 
Ognuno fa la propria scelta.
 
Per me personalmente, come sempre, aveva ragione Bruce Lee quando ha detto :
 
" La vita è meglio viverla che concettualizzarla. E' troppo breve per caricarsi di energie negative. Goditi i tuoi progetti e i loro sviluppi, ogni giorno fai un piccolo passo in avanti verso di loro e goditene la realizzazione.
 

Qualcuno potrebbe trovare la felicità, se solo smettesse di cercarla."

Questo articolo è stato ispirato in particolare dalla lettura di due libri che ho recensito in questi articoli :

L’ipotesi della felicità Jonathan Haidt : Recensione Libro

Robert Sapolsky Behave : La neuroscienza dei comportamenti umani – Recensione