Pensieri Lenti e Veloci – Daniel Kahneman : Recensione Libro

Pensieri Lenti e Veloci di Daniel Kahneman è un libro che può "semplicemente" cambiare completamente la prospettiva da cui si guardano le altre persone, si discute, si giudica.

Psicologo e premio Nobel per l'economia, l'autore del libro con sempre massimo rigore scientifico ma anche grande capacità di scrittura e di non annoiare affronta tutti gli aspetti della psiche umana in tema di decisioni, pensieri, influenze, bias, formazioni di pensieri istintivi e razionali ed in generale come l'essere umano ragiona e forma i suoi pensieri prendendo decisioni.

L'essere umano è davvero razionale ?

Abbiamo davvero il controllo sui nostri pensieri, o ne prendiamo solo coscienza quando sono già formati istintivamente ?

Scegliamo realmente ciò che è meglio per noi o ci illudiamo solo di farlo ?

Sono solo alcune delle domande a cui il libro risponde.

Tutta la narrativa si basa sulla contrapposizione di tre coppie ipotetiche usate come esempi per i ragionamenti :

SIstema 1 (del pensiero istintivo, primordiale, automatico) e Sistema 2 (del pensiero razionale e ragionato)

Umani (emotivi, che non sempre scelgono secondo razionalità e non sempre sono oggettivi) e Econs (soggetti che vivono in una realtà fatta solo di oggettività e scelte razionali ed asettiche non influenzate dalle emozioni)

Il sè narrativo (che basa la coscienza di sè la definizione di sè in base ai ricordi registrati nella propria memoria ) e il Sè vivente (che vive nell'attimo presente ma non ha ricordo di quelli passati).

Attraverso questi espedienti, citando tantissimi studi ed eventi l'autore ci porta in un viaggio attraverso la mente umana dopo il quale guarderemo in maniera totalmente diversa alle discussioni chiedendoci se abbia senso discutere veemente con qualcuno.

Qui Il Link amazon del libro in italiano

Di seguito riporto 4 estratti che mi hanno colpito particolarmente :

1 -

"Un motivo per la bassa correlazione tra le circostanze in cui vivono gli individui ed il livello di soddisfazione che hanno nei confronti della loro vita è che sia i livelli di felicità percepita che quelli di soddisfazione sono in larga parte determinati dalla genetica del temperamento.

Una predisposizione per il benessere e la felicità è tanto ereditabile quanto l’altezza o l’intelligenza, come è stato dimostrato dagli studi sui gemelli separati alla nascita.
Persone che sembrano essere ugualmente fortunate hanno grosse variazioni nei loro livelli di felicità.

In alcuni casi come nel caso di matrimoni, le correlazioni con il benessere sono basse a causa dell’effetto equilibrio.
La stessa situazione può essere percepita buona per alcune persone e negativa per altre, e nuove circostanze hanno sia benefici che costi.

In altri casi, come il livello economico, gli effetti sui livelli di soddisfazione sono generalmente positivi, ma il quadro è complicato dal fatto che alcune persone danno molta più importanza ai soldi rispetto ad altre."

2 -

“ L’ottimismo è normale, ma alcune persone fortunate sono più ottimiste del resto di noi.

Se sei geneticamente portato ad un bias ottimista, difficilmente avrai bisogno che qualcuno ti dica che sei fortunato, già ti senti tale.

Un atteggiamento ottimistico è in larga parta genetico, ed è parte di una generale predisposizione al benessere che include anche la preferenza a guardare il lato positivo di ogni cosa.

Se avessi un desiderio da poter esaudire per tuo figlio, considera seriamente di desiderare che sia ottimista.

Gli ottimisti sono normalmente felici e gioiosi e quindi popolari; sono resilienti nell’adattarsi ai fallimenti ed alle difficoltà, le loro probabilità di diventare clinicamente depressi è ridotta, il loro sistema immunitario è più forte, si prendono maggiore cura della loro salute, si sentono più in salute degli altri e hanno maggiore probabilità di vivere più a lungo.

Gli ottimisti giocano un ruolo enorme nel plasmare la nostra vita.

Le loro decisioni fanno la differenza; sono inventori, imprenditori, leader politici e militari – non sono la persona media.

Sono arrivati dove sono cercando sempre nuove sfide e prendendo rischi.

Hanno talento e hanno avuto fortuna, quasi sicuramente più fortuna di quanto riconoscano.

Sono probabilmente ottimisti per temperamento.

Le loro esperienze di successo conformano la loro fede nel proprio giudizio e nella loro abilità di controllare gli eventi.

La loro autostima è reinforzata dall’ammirazione degli altri.

Tutto ciò porta ad un’ipotesi : le persone che hanno la più grande influenza sulle vite degli altri tendono ad essere ottimisti e esageratamente sicuri di sè, e prendono più rischi di quanto realizzino.

Le evidenze suggeriscono che un bias ottimistico gioca un ruolo – alcune volte un ruolo dominante – sul prendere volontariamente dei rischi da parte di individui o istituzioni.

Più spesso di quanto si pensi coloro che prendono dei rischi sottostimano le probabilità che affrontano, ed investono sufficente impegno per scoprire quali in realtà le probabilità siano.

Poichè fraintendono i rischi, gli imprenditori ottimisti spesso credono di essere prudenti, anche quando non lo sono.

La loro sicurezza nei loro futuri successi sostiene un umore positivo che li aiuta ad ottenere risorse dagli altri, alza il morale dei dipendenti, e migliora le loro prospettive di prevalere.

Quando è necessario agire, l’ottimismo, anche nella sua versione leggermente illusoria, può essere una buona cosa."

3 -

"La lezione è chiara : le stime delle cause di morte sono influenzatissime dalla copertura dei media.

La copertura stessa tende ad essere influenzata dall'effetto novità e dall'intensità delle notizie.

I media non solo plasmano l'interesse del pubblico ma sono a loro volta plasmati da esso.

Gli editori non possono ignorare le richieste del pubblico sull'approfondire certi argomenti e punti di vista.

Eventi inusuali attirano un'attenzione spropositata e sono di conseguenza percepiti come meno rari di quanto non siano davvero.

Il mondo nelle nostre teste non è una precisa replica della realtà, le nostre aspettative sulla frequenza degli eventi sono distorti dalla prevalenza e dall'intensità emozionale dei messaggi ai quali siamo esposti."

4 -

“ Qualche anno dopo Amos ed i suoi studenti Tom Gilovich e Robert Vallone provocarono un casino con il loro studio sull’errata percezione della casualità nella pallacanestro.
Il “fatto” che i giocatori occasionalmente potessero acquisire una “mano calda” è generalmente accettato da giocatori, coach, e fans.

L’inferenza è irresistibile : un giocatore mette a segno tre o quattro canestri consecutivi e non puoi evitare di pensare che ha la mano calda, con una temporanea capacità di segnare migliorata.

I giocatori di entrambe le squadre si adattano a questo giudizio – i compagni di squadra sono più propensi a passare al compagno con la mano calda e gli avversari a raddoppiarlo in difesa.

Analisi di migliaia di sequenze di tiri hanno portato ad una conclusione deludente : non esiste affatto una cosa come la mano calda nella pallacanestro professionistica, che siano tiri liberi o su azione.

Ovviamente alcuni giocatori sono più precisi di altri, ma la sequenza di tiri che entrano o che escono soddisfa tutti i test di casualità.

La mano calda esiste solamente nell’occhio degli osservatori, che continuamente tendono a percepire ordine e causalità nel caso.

La mano calda è un’illusione cognitiva enorme e diffusa.
La reazione pubblica a questa ricerca è parte della storia.
I risultati della ricerca furono riproposti dalla stampa a causa delle loro conclusioni sorprendenti, e la risposta generale fu il rifiuto a crederci.

Quando un famoso coach dei Boston Celtics, Red Auerbach, sentì di Gilovich ed il suo studio rispose “Chi è questo? Ha fatto un studio e con ciò? Non me ne potrebbe fregare meno.”

La tendenza a vedere dei pattern (modelli/sequenze logiche/nessi causali) nel caso è confortevole, certamente più impressiva di qualcuno che fa uno studio.

L’illusione dei pattern ha effetto sulle nostre vite in mille modi anche fuori da un campo di basket.

Quanti anni devono passare prima di capire che un consulente finanziario è un incapace ?

Quante acquisizione di successo servono per un direttore per capire che un amministratore delegato ha grandissime capacità ?

La semplice risposta a queste domande è che se segui il tuo istinto, sbaglierai più spesso classificando eventi casuali come sistematici.

Speriamo fin troppo di rifiutare la credenza che molto di quello che vediamo nella vita è in realtà dovuta al caso."