Avete mai letto un libro così interessante e ben scritto da entusiasmarvi sempre di più capitolo per capitolo, creandovi un'aspettativa ed un coinvolgimento sempre crescente... un pò come avviene con le migliori serie TV ?
Behave di Robert Sapolsky per me è stato uno di quei libri.
Partiamo dal principio, chi è Sapolsky?
Come potete leggere sulla pagina di Wikipedia a lui dedicata, Sapolsky è un primatologo, biologo evoluzionista, neuroscienziato, professore ad Harvard principalmente nel campo della neuroendicronologia ed è considerato uno dei migliori autori e saggisti scientifici del nostro tempo. (Già autore di capolavori come il libro "Perchè alle zebre non viene l'ulcera")
Personalmente è uno dei miei autori preferiti, grazie oltre al suo stile di scrittura approfondito ma allo stesso tempo godibile e assolutamente non pesante, per la sua capacità di guardare alle cose nell'insieme e da più prospettive diverse : dal punto di vista della biologia evolutiva, dal punto di vista delle genetica, dal punto di vista dell'endocrinologia, dal punto di vista delle neuroscienze e dal punto di vista di persona comune.
Behave : The biology of humans at Our Best and Worst (letteralmente " Comportamento : la biologia degli umani nel nostro meglio e nel nostro peggio") è un libro che definirei sontuoso.
Quasi 800 pagine stra ricche di informazioni approfonditissime spiegate nella maniera più semplice possibile.
Perchè ci comportiamo come facciamo?
Cosa si cela dietro ad un dato gesto ?
Quali sono le componenti che influenzano le nostre scelte quotidiane ?
Esiste il libero arbitrio o siamo schiavi del nostro DNA e dell'ambiente in cui cresciamo ?
I nostri pensieri sono liberi, o solo frutto della nostra genetica e dell'educazione ed esperienze che ci sono state impartite in vita ?
Queste alcune delle tantissime domande a cui questo libro cerca di rispondere.
Può essere definito lo stato dell'arte sulle conoscenze dei comportamenti umani dal punto di vista scientifico e biologico.
E' doveroso specificare che si tratta sempre però di un libro che tratta argomenti abbastanza complessi.
E' scritto nella maniera più chiara possibile, colloquiale e con l'ironia che da sempre contraddistingue l'autore che alleggerisce i momenti più pesanti della lettura... ma resta un libro fortemente scientifico che va ad esplorare materie molto complesse ed ancora non completamente comprese e sviscerate dalla scienza.
Per questo motivo, è un libro che necessita di decenti basi dei basilari principi e concetti di biologia evolutiva, genetica, biochimica per essere goduto pienamente (anche se l'autore ha intelligentemente riportato e spiegato i concetti fondamentali su cui si basano i vari capitoli all'inizio del libro).
In definitiva, consiglio questo libro a chiunque sia curioso sulla scienza dei comportamenti umani, sia appassionato di biologia, neuroscienze, psicologia, apprezzi i saggi scientifici o sia semplicemente una persona curiosa che ama apprendere concetti e nozioni nuove e sentirsi fortemente arricchito alla fine della lettura di un libro.
Personalmente valuto questo libro con un bel 10 su 10 e posso dire che nonostante una parte dei concetti per me non fossero nuovi, questo libro ha contribuito a plasmare ulteriormente la mia personale visione del mondo e della vita.
Attualmente (dicembre 2017) il libro che io sappia non è ancora stato tradotto in italiano (io l'ho letto in inglese).
Qui trovate la versione inglese da acquistare.
Concludo questa recensione riportando, tradotti da me, alcuni passaggi del libro che mi hanno particolarmente colpito e fatto riflettere.
"I geni hanno tanto a che fare con il comportamento. Per essere più appropriati, tutti i tratti comportamentali sono influenzati a qualche livello dalla variabilità genetica.
Deve essere così, dato che i geni specificano la struttura di tutte le proteine pertinenti ogni neurotrasmettitore, ormone, recettore etc. che ci sia.
Ed hanno tanto a che fare con le differenze individuali nel comportamento, data la grande percentuale di geni che sono polimorfici e hanno numerose varianti.
Ma i loro effetti sono estremamente dipendenti dal contesto.
Non domandarti cosa fanno i geni. Domandati cosa fanno i geni in un particolare ambiente e quando espressi in un particolare network di altri geni.
Perciò, i geni non riguardano l'inevitabilità. Invece, riguardano le tendenze contesto-dipendenti, le predisposizioni, i potenziali, e le vulnerabilità. "
"Quindi la dopamina riguarda la voglia di una ricompensa a cui ci si abitua rapidamente. Ma la dopamina è molto più interessante.
Una volta che sono state comprese le circostanze in cui avviene la ricompensa, la dopamina dipende soprattutto dall'anticipazione della ricompensa.
La Dopamina riguarda soprattutto la maestria, l'aspettativa e la sicurezza.
Riguarda il <So come funzionano le cose, questo sarà grandioso!>
In altre parole, il piacere è nell'anticipazione della ricompensa, e la ricompensa stessa diventa giusto un'aggiunta di poco conto (tranne se, ovviamente, la ricompensa non arriva e allora diventa la cosa più importante del mondo!)
Se sai che il tuo appetito sarà saziato, il piacere riguarda più l'appetito stesso che non il saziarsi.
Questo punto è molto importante.
L'anticipazione richiede apprendimento (c'è un potenziamento nell'eccitabilità delle sinapsi nell'ippocampo che relazionano le circostanze con la ricompensa) e questo spiega le voglie contesto-dipendenti nelle dipendenze.
Ad esempio supponiamo che un alcolista sia stato pulito e sobrio per anni. Riportandolo dove era solito consumare l'alcol (come l'angolo di una strada o un bar) queste sinapsi potenziate, quegli indizi associati all'alcol che erano stati appresi, tornano a ruggire in azione, la dopamina esplode improvvisamente per l'anticipazione, e si viene inondati dalle voglie.
Può un forte indizio di un'imminente ricompensa diventare esso stesso una ricompensa?
Si, è stato dimostrato dagli studi di Huda Akil.
E' l'incertezza. Perchè nulla alimenta la dopamina come il "forse".
E la dopamina è massimizzata quando le probabilità di ottenere o no una ricompensa in seguito ad un'anticipazione imparata è al 50%."
"Un gallina, in risposta ad un segnale sessuale di un gallo maschio, attraversa la strada e si fionda verso di lui per accoppiarsi, questo comportamento da cosa è dato? Perchè la gallina attraversa la strada?
Se lo chiedeste ad un neuroendocrinologo vi dirà che i livelli di estrogeni circolanti nella gallina hanno avuto un effetto tale sul cervello facendo in modo che rispondesse al segnale del maschio in quel modo.
Se lo chiedeste ad un ingegnere vi direbbe che il femore e le pelvi della gallina forniscono un sistema stabile che permette ad essa di muoversi ed attraversare la strada.
Se lo chiedeste ad un biologo evoluzionista vi direbbe che per pressione naturale, le galline che rispondevano in questo modo al segnale del maschio si sono riprodotte di più diffondendo il loro patrimonio genetico, mentre le galline che non lo facevano si sono estinte nel tempo... è così questo è diventato un comportamento innato nelle galline.
Adesso, tutti e tre gli esperti hanno ragione, ma sono anche limitati.
Perchè purtroppo si tende a ragionare per "nicchie" e scatole chiuse, ognuno vede un problema dal punto di vista delle proprie competenze e conoscenze, e questo fa perdere la visione d'insieme delle cose, che spesso è fondamentale per capire realmente i problemi e le situazioni.
Per affrontare problemi complessi, c'è bisogno di ragionare in maniera complessa e multidisciplinare senza perdere la visione d'insieme.
Il comportamento umano è così complesso che chiunque creda che possa essere spiegato SOLO con la biologia, SOLO con la sociologia , SOLO con la psicologia... è un illuso che ci ha capito davvero poco."
La psicologa di Berkely Diana Baumrind negli anni '60 identificò i tre tipi chiave di educazione che si può dare ai figli.
1- La prima è quella "autorevole".
Le regole e le aspettative sono chiare, consistenti ed hanno una spiegazione - "Perchè lo decido io" è un anatema - con ampia flessibilità;
gli elogi e il perdono trionfano rispetto alle punizioni; i genitori accolgono gli input dei figli;
sviluppare il potenziale e l'autonomia dei figli è importantissimo.
Questo tipo di educazione produce un buon risultato : adulti felici, maturi e soddisfatti socialmente ed emotivamente, indipendenti ed autosufficienti.
2- Il secondo tipo è l'educazione "autoritaria".
Le regole e le aspettative sono numerose, arbitrarie, rigide non vengono spiegate o giustificate;
il comportamento è per lo più plasmato dalle punizioni; le necessità emotive dei bambini non sono una priorità.
La giustificazioni dei genitori per adottare questo stile di solito è che il mondo è duro e non perdona, e quindi meglio che i piccoli vengano preparati ad affrontarlo.
Questo tipo di educazione tende a produrre adulti che potrebbero avere a malapena successo,, obbedienti, conformisti (spesso con un latente risentimento che può esplodere) e non particolarmente felici. Inoltre, le abilità sociali sono spesso scarse, poichè invece di apprenderle tramite l'esperienza, sono cresciuti seguendo gli ordini.
3- E alla fine c'è l'educazione "permissiva".
Ci sono poche richieste o aspettative, le regole difficilmente vengono fatte rispettare, e i figli decidono cosa fare.
Risultati da adulti : soggetti auto accondiscendenti con scarso controllo dell'impulsività, bassa tolleranza alla frustrazione e scarse abilità sociali a seguito di un'infanzia vissuta libera da conseguenze alle proprie azioni.
E' importante notare, che ogni stile solitamente produce adulti che useranno lo stesso approccio con i propri figli, con culture differenti che valorizzando in maniera diversa i vari stili.
"Un pensiero finale e depressivo sulla relazione tra disuguaglianza e violenza.
Come abbiamo visto, un topo che subisce uno shock elettrico attiva una risposta (ormonale) allo stress.
Ma un topo che subisce uno shock che può mordere un altro topo ha una risposta allo stress più bassa.
E ,analogamente a come si è visto nei Babbuini, un modo efficace di ridurre la secrezione di glucorticoidi (ormoni dello stress) è di sfogare l’aggressività sugli appartenenti ad un rango sociale più basso.
E’ una dinamica simile a quella, nonostante la paura e l’incubo dei conservatori riguardo alle lotte di classe sociale che credono che i poveri si rivoltano contro i ricchi, in cui quando l’ineguaglianza alimenta la violenza causa quasi sempre una guerra fra poveri."
“Tutto ciò richiede energia, e quando lavora duro, la corteccia frontale ha un tasso metabolico estremamente alto e i tassi di attivazione dei geni relativi alla produzione di energia.
La forza di volontà è più che una metafora; l’autocontrollo è una risorsa limitata.
I neuroni frontali sono cellule costose, e le cellule costose sono cellule vulnerabili. Coerentemente con ciò, la corteccia frontale è atipicamente vulnerabile a vari insulti neurologici.
Pertinente a questo è il concetto di “carico cognitivo”.
Fai lavorare duro la corteccia frontale, come durante un duro compito di memoria, regolare il comportamento sociale o prendere numerose decisioni mentre si fa shopping.
Immediatamente dopo le performance su azioni totalmente diverse ma ugualmente dipendenti dalla corteccia frontale peggiorano.
Analogamente a quanto succede, durante il multitasking dove i neuroni della PFC partecipano simultaneamente in una moltitudine di circuiti attivati.
Importante, aumenta il carico cognitivo sulla corteccia frontale, e subito dopo i soggetti diventano meno prosociali, meno caritatevoli o propensi ad aiutare, e più propensi a mentire.
Oppure aumenta il carico cognitivo con un compito che richieda una difficile regolazione emotiva, ed i soggetti sgarrano di più nella loro dieta successivamente.
Condividi:
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Reddit (Si apre in una nuova finestra)