Oggi ho il piacere di presentarvi questa intervista a Francesco Dal Brun : atleta e preparatore di natural body building. Abbiamo parlato di Culturismo a 360 gradi.
Ciao Francesco e grazie per la disponibilità!
Ciao Domenico e grazie a te per questa intervista
Ci fai un’introduzione al tuo percorso sportivo, formativo e professionale?
Partirei da quello formativo che forse è quello che mi ha lasciato un segno indelebile nel mio modo di vedere e affrontare questa disciplina.
Durante il periodo universitario (sono laureato in urbanistica IUAV - Venezia) ho realizzato che la mia indole mi portava da tutt’altra parte. Ho cominciato a frequentare il 1° livello FIF, quando in questa federazione c’erano ancora persone del calibro di Antonio Paoli, Fabio Zonin e Marco Neri.
All’esame (scritto, orale e pratico) ho preso la lode e sono andato avanti a frequentare anche i master che ti permettevano l’accesso all’esame del 2° livello (a quel tempo avere il 2° livello era di gran lunga più prestigioso che avere il diploma di personal trainer).
Mi sono presentato all’esame del 2° livello…da solo.
Ero l’unico.
L’esaminatore era Fabio Zonin che mi ha interrogato per quasi un’ora: spaziavamo dalle tematiche dei master, ai libri non indicati nella bibliografia di riferimento, ai suoi primi contatti con Pavel Tsatsouline.
Ho preso anche quella volta la lode e, del tutto incerto sul da farsi, gli ho chiesto: “Fabio e adesso, come posso procedere?”.
Mi ricordo ancora la sua risposta: “Cerca di capire quale strada vuoi percorrere. Accresci il tuo sapere senza appoggiarti necessariamente a sigle, federazioni o percorsi preconfezionati. Aggiungi ogni tassello che ritieni opportuno per creare una tua personalità lavorativa”.
Ad oggi, sto ancora seguendo questo consiglio.
Ho cominciato a lavorare sulla mia formazione e parallelamente mi sono fatto seguire per preparare le mie prime gare di natural bodybuilding nella MuscleMania e poi nella FIBBN.
Ho quasi sempre fatto podio centrando un 1° posto come miglior atleta esordiente nella MuscleMania (2011) e un titolo di campione italiano nella categoria medio-massimi nella FIBBN (2012).
Nel 2013 c’è stata la svolta.
Avevo già in mente come strutturare la preparazione per l’anno successivo quando Diego Sechi, un mio carissimo amico e compagno di gare, mi ha chiesto se potevo seguirlo per partecipare all’europeo WBFF, federazione di fitness e muscle models fondata da Paul Dillett.
- “Lo sai vero che non ci sono controlli, quindi da natural che sei, puoi trovarti gente con una certa condizione?”
- “Si lo so, ma sento che possiamo farcela”
Lui viveva a Londra e chiaramente tutto è diventato impegnativo oltre che a ruotare intorno alla sua di preparazione. Viaggi a Londra per vedere come procedeva, sabati sera passati su skype per stabilire le nuove programmazioni; sentivo che per seguire lui in questa impresa dovevo togliere tempo a me. Ma sinceramente non mi pesava.
Quando ha vinto guadagnandosi anche il tesserino da professionista mi ci sono voluti diversi giorni per capire cosa avevamo fatto. Nessuno aveva scommesso una lira su di noi e alle facce sorprese di quelli che si chiedevano “Questi due da dove sono saltati fuori?” rispondevamo sorridendo.
Da li è decollato un po’ tutto. Ho seguito altri atleti in altre federazioni e hanno quasi tutti sempre vinto; spero che la striscia positiva prosegua…
Partiamo con una domanda particolare: l’eterno dibattito sul fatto che il Body Building debba o no essere considerato uno sport ? Tu come la vedi?
Questa è una domanda difficile perché è difficile far accettare che la mancanza di un gesto atletico insindacabilmente oggettivo sia sostituito da una serie di confronti estetici molto soggettivi.
Quando entro in questa tematica solitamente tendo a scomporre questa disciplina in due parti: una parte oggettivamente atletica che presenta le peculiarità di una preparazione di qualsiasi altro sport, nutrizione compresa, e una parte “estetica” che però è solo la punta dell’iceberg (ma non per questo meno importante, anzi).
Definiresti l’agonismo nel culturismo (anche quello natural) come qualcosa di “estremo” e che non si sposa bene con la salute ed il benessere? Intendo proprio, quando si punta a ottenere una condizione estrema che rispetti i parametri di gara, con tiraggi estremi.
Dipende da cosa intendiamo per “estremo”. Per qualcuno “estremo” significa mangiare pulito quasi tutto l’anno.
Posso dirti che la dieta a pesce e acqua per recuperare terreno in prossimità di una gara l’ho provata anch’io. E’ stato estremo? Si. Ha funzionato? Certo, ma finita la gara, per un certo periodo, non ho più risposto a delle oscillazioni di carboidrati che mi ero imposto.
Stallo metabolico totale.
Sono cambiate alcune cose, chiaramente. Alcune situazioni si sono totalmente ribaltate; sembra che molti atleti riescano a tirarsi a quote altissime di carboidrati. Anche questo per me è estremo e aggiungo non salutare.
Si può comunque arrivare con tiraggi importanti senza compromettere salute e benessere manipolando saggiamente i macros e l’allenamento. Ed è quello che stanno facendo molti dei miei colleghi.
Peraltro: raggiungere tiraggi estremi portando sul palco strutture muscolari vuote sacrificando massa, round muscolari e costringersi a posare male per esasperare ulteriormente la condizione non rientra assolutamente nel mio concetto di Cultura Fisica.
Quanto credi che conti la genetica nel culturismo? Con la diffusione del fitness e derivati come attività di massa, anche le federazioni agonistiche di body building hanno creato tantissime categorie con l’intento di portare a gareggiare quante più persone possibili.
La genetica conta.
Da sempre, conta.
Soprattutto in questa disciplina, dove determinate misure antropometriche possono essere la marcia in più per farti vincere una gara.
Ma troppo spesso chi ha un’ottima genetica si siede sugli allori e li, si frega da solo, perché oltre alla genetica bisogna associare sempre una determinata etica di lavoro. Ci sono molti esempi di persone con una genetica “sfavorevole” ma molto “preparate” che hanno vinto il tesserino da PRO.
E questi sono gli esempi da prendere in considerazione perché chi non ha una determinata genetica, solitamente, è quello che continua a studiare e sperimentare per trovare soluzioni ottimali per compensare la sua mancanza.
“Hard work beats talent when talent doesn’t work hard” – (cit. Tim Notke).
Per quanto riguarda il proliferare di categorie per rendere accessibile a tutti (o quasi) l’agonismo, rimango ogni volta sempre più sbalordito.
Il punto non è far avvicinare le persone a questo sport (che di per sé è una cosa positiva) ma il valore che hanno tutte queste nuove categorie pressochè basato sull’apparire sui social, vivere sui social e, in ultima presentarsi alla gara con tanto di lamentele sui social se non si “centra il bersaglio”.
E’ questo il messaggio sbagliato che dilaga…
E’ corretto secondo te dire che se dopo un paio di anni di allenamento ed alimentazione corretti, non ci sono i presupposti e le qualità per essere dei buoni culturisti (in ambito competitivo) è bene non illudersi e non forzare le cose alla ricerca dell’impossibile?
Molto scorretto direi.
Le variabili che entrano in gioco in una preparazione sul lungo periodo sono moltissime. E le combinazioni allenamento, integrazione e alimentazione ancora di più.
Mi sembra facile gettare la spugna cosi.
Poi: “dopo un paio d’anni”?!?!?!?!
I culturisti natural di successo che conosco sono venuti fuori dopo 10-15-20 anni di lavoro continuo.
Quali sono secondo te i pilastri fondamentali, le basi, dell’allenamento di un culturista? A cosa si dovrebbe dedicare primariamente un giovane che inizia questa disciplina nei primi anni ? Secondo te esistono davvero esercizi “fondamentali” ovvero di cui non se ne può fare a meno o quasi, in ottica costruzione muscolare ?
I primi anni sono da considerarsi estremamente importanti per imparare la tecnica di alcuni movimenti composti (multiarticolari) e creare una buona struttura muscolare.
Alcuni spessori muscolari e alcune paste muscolari sono riconducibili a determinati esercizi fondamentali mantenuti soprattutto in una fase di avvicinamento a questa disciplina.
Questo, a mio parere, è possibile con un aumento progressivo dei carichi in questi esercizi.
Sulla seconda domanda ti rispondo subito di si. Ci sono esercizi fondamentali che in ottica di costruzione muscolare si può fare benissimo a meno in fasi avanzate. Ho visto e sentito come si sono preparati a determinate competizioni alcuni miei colleghi e sono rimasto piacevolmente colpito da come siano riusciti a bypassare stacchi, squat, panca, distensioni etc. creando massa magra con quasi esclusivamente esercizi monoarticolari.
Quali sono le cose su cui hai drasticamente cambiato idea nel corso della tua carriera (sia come atleta che come coach) ?
Qualche anno fa mi è stato proposto di scrivere un articolo sulla preparazione di un mio atleta panchista. Una volta consegnato e valutato mi è stato detto che non era in linea con la filosofia di quella scuola.
A quel punto ho cominciato a riflettere sul perché non ci fossero i connotati per farlo rientrare in un contesto di forza ma nemmeno quelli che lo definissero come un approccio ipertrofico, nonostante avessi centrato sia l’uno che l’altro aspetto (il ragazzo aveva vinto la Coppa Italia, era diventato il vicecampione italiano assoluto FIPE e aveva guadagnato circa una decina di chili di peso corporeo, chiaro, anche grasso).
All’epoca, sui social media, era di moda creare fazioni che appoggiavano chi faceva bodybuilding o quelli che facevano powerlifting: in pratica l’uno denigrava l’altro e viceversa.
Perdevo un sacco di tempo a leggere accuse su accuse, pagine e pagine di “vuoto”; ad un certo punto ho spento tutto.
Era possibile che nessuno potesse trarre il meglio da ambedue gli approcci senza sentirsi ghettizzato o indicato come “tu non sai niente”, “tu non sei un powerlifter” o “tu non sei un bodybuilder”?
E’ scattato qualcosa dentro di me che in qualche modo si è poi evoluto nell’allargare i miei orizzonti senza pregiudizi nei confronti di nessuno sport. Prendevo quello che ritenevo interessante e cercavo di renderlo efficace ed efficiente per il mio scopo.
Alla fine quello che stavo inconsciamente facendo era applicare un metodica che non presupponeva un metodo preciso e fisso.
Nel momento in cui pensavo di essere totalmente fuori di testa ho avuto la fortuna di incontrare Matteo Picchi e Alfredo Tessitore che, con il loro progetto MindBuilding Coaching, mi hanno fatto capire che era anche la loro visione delle cose. C’è stata subito intesa.
Quali credi siano le più grandi bugie che circolano nell’ambiente del body building ad oggi?
Che ci sia un unico approccio di lavoro per i natural e uno apposta solo per i doped.
Secondo c’è tra i vari parametri dell’allenamento (intensità di sforzo, di carico, volume, frequenza, densità...) ce ne sono alcuni più importanti e che danno risultati migliori o più veloci di altri ?
Dipende dal soggetto.
In generale, su un neofita, ho sempre riscontrato dei risultati molto buoni usando la multifrequenza per far imparare a padroneggiare il gesto e, successivamente, implementando il lavoro aggiungendo delle progressioni di carico.
Su atleti intermedi e avanzati è la ciclizzazione dei vari parametri invece a fare la differenza. E qui le cose si complicano perché anche in questo caso si tratta di capire in che direzione bisogna muoversi, prestando attenzione a modulare tutto secondo le caratteristiche fisiche dell’atleta e alla sua reattività.
Cosa ne pensi degli approcci ad altissima frequenza, dove un gruppo muscolare viene allenato a giorni alterni o anche di più ?
Lo sto sperimentando da circa un mese e mezzo su di me.
Ogni mattina scendo nella mia palestra e alleno 6 giorni su 7 il dorso con una progressione di trazioni alla sbarra alternando le prese, i polpacci e, a rotazione, bicipiti e tricipiti con esercizi complementari.
Nel pomeriggio, 4 volte a settimana, provvedo ad uno splittaggio muscolare diverso, più corposo e completo, richiamando all’attenzione, magari, gli stessi gruppi allenati alla mattina.
Mi piace moltissimo e funziona.
Almeno su di me.
In generale come giudichi l’ambiente del body building? Molte persone intellettualmente oneste, nel tempo sembrano tendere a distaccarsene e disinnamorarsene, poichè lo trovano intrinseco di bugie, circonvenzione di incapaci, truffe e assenza di morale e dignità.
No, chi ha amato questa disciplina difficilmente se ne disinnamora. Se succede questo significa che non ha mai amato veramente quello che stava facendo. Ci sono si, quelli che si distaccano, ma si distaccano dal mondo delle gare; per il resto continuano ad allenarsi, perché non è la visibilità di una competizione o una coppa che ti rende “arrivato”.
La Cultura Fisica in primis è un percorso…un lungo percorso dove si sbaglia, si analizza, si riprova, ci si supera e si ripete: giorno dopo giorno, settinana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno.
Quali sono secondo te gli errori più clamorosi che i giovani che si approcciano al body building potrebbero commettere ?
- Arrivare pieni di nozioni anche divergenti tra loro non riuscendo ad avere una via semplice e assestata da perseguire;
- Cambiare continuamente preparatore in base alla visibilità di quella persona in quel dato momento;
- Continuare a chiedere consigli per avanzati quando si riesce a fare a malapena decentemente una serie di chest press o di squat;
- Ricercare per forza di cose gli approcci più tecnici (magari scopiazzando qua e là) con l’intento di fare arrivare subito determinati risultati.
Quanta importanza attribuisci al timing ed alla qualità del cibo ? Fanno la differenza (e se la fanno, sempre o solo in preparazione per arrivare in forma da gara ?) o il 90% è sempre e comunque dato da calorie e macros ?
La qualità del cibo è di PRIMARIA importanza. Altrettanto importante è il timing. Diversamente il conteggio esasperato delle calorie è una filosofia che non condivido.
Il timing è decisamente una componente decisiva in pre-contest (ma anche per gestire al meglio una off-season), e salutare nelle persone magari sedentarie.
Se dovessi sintetizzare l’alimentazione del culturista in poche parole, come la descriveresti ?
Le persone normali mangiano, l’atleta si nutre.
Quanta importanza attribuisci all’integrazione ? Quali integratori secondo te valgono davvero la spesa ? Molti concordano con il dire che il 90% abbondante del mercato degli integratori sia pura fuffa ai limiti della truffa. Tu che ne pensi ?
Mi aspettavo questa domanda.
Quando ero alle mie prime armi con la sala pesi credo di aver provato moltissimi integratori sul mercato; quelli americani in primis perché con il loro packaging affascinante e i “prima” e “dopo” promettevano miracoli. Più passava il tempo però più mi disilludevo spostandomi di più su una razionale scelta di alimenti di qualità a svantaggio di una selvaggia integrazione.
Oggi tengo un paio di marche italiane e una americana per le poche cose che integro a seconda dei mesocicli.
Credo che un’integrazione mirata possa fornire un 5% del risultato finale sempre se l’alimentazione è ben calibrata.
In fase di pre-contest il discorso cambia leggermente: la percentuale di “incisività” aumenta fino ad un buon 10%.
Hai dei libri che vorresti consigliare (non per forza inerenti al Body building) ?
Si, e sono dei libri molto fruibili che per alcuni aspetti hanno influito sul mio modo di lavorare.
Il primo è Alimentazione, Fitness e Salute; un bellissimo lavoro di Marco Neri, Alberto Mario Bargossi e Antonio Paoli che affronta a 360° nutrizione, integrazione e allenamento.
Il secondo è Compound AfterShock - Position Of Flexion di Steve Holman; una quarantina di pagine che mi hanno scioccato la prima volta che le ho lette: le combinazioni che si possono fare con quel libro sono infinite.
Il terzo, ma non per questo meno importante degli altri, anzi, è Hard Bodybuilding: Metodi di Bodybuilding avanzato di Emilio They. Questo è un libro che tutt’ora risulta odierno per molti concetti e trasuda puro e vero amore per il bodybuilding. Emilio They, persona eclettica e di profonda cultura, rimarrà, a mio parere, una pietra miliare di questa disciplina.
Siamo alla fine, hai un aforisma che rispecchia il tuo pensiero che vorresti condividere ?
Mi vengono sempre in mente le parole di Kai Greene dette non mi ricordo in quale occasione: “The best of me is yet to come”.
Chi studia, chi si allena, chi sperimenta è sempre in costante evoluzione per portasi fisicamente e mentalmente a piani sempre più alti e, domani, con ogni probabilità, sarà meglio di oggi.
Grazie mille per il tempo dedicatomi e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!
Grazie a te Domenico e crepi il lupo!
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