Oggi ho il piacere di intervistare Marco “Menphisdaemon” Maso, personal trainer, istruttore, preparatore di natural body building sia per agonisti che non, laureato in Scienze Giuridiche.
Marco è nell’ambiente del culturismo e delle palestre da oltre un decennio, può vantare una grande esperienza sia nell’ambiente del body building agonistico che nei centri fitness con l’utenza comune, e tutto quello che c’è tra queste due nicchie.
Abbiamo parlato a 360° di questo mondo, sottolineando punti di contatto e differenze tra atleti avanzati e persone comuni, miti da palestra e approcci all’allenamento ed all’alimentazione.
Trovate tutti i riferimenti e link social, su cui Marco è molto attivo, alla fine dell’intervista.
Ciao Marco e grazie per la disponibilità a questa intervista!
Ciao Domenico e grazie a te per l’interesse che dimostri nel mio lavoro.
Come prima cosa, ci fai un’introduzione del tuo percorso sportivo e formativo ?
Ho praticato diversi sport sin dall’età di quattro anni e mezzo per poi appassionarmi al rugby tanto da darmi all’agonismo militando per diversi anni nelle giovanili del Benetton Rugby Treviso e della Nazionale Italiana Juniores. La mia passione per il mondo dei pesi è nata quando ero teenager ed era totalmente funzionale allo sport che praticavo poi, una volta smesso di giocare a rugby, ho cominciato ad appassionarmi seriamente alla scienza dell’allenamento ed alla nutrizione umana.
Di pari passo negli anni mi sono laureato in Scienze Giuridiche all’università di Padova ed ho conseguito i brevetti ISSA di CFT, BCS, CFN nonché quelli di tecnico posturale Pancafit metodo Raggi e di Advanced Open Water Diver.
Hai grande esperienza nel preparare atleti agonisti. Secondo te quali sono le differenze fondamentali nell’approccio che dovrebbe tenere sia l’atleta che il preparatore nel seguire agonisti rispetto al seguire la popolazione generale ? Secondo te c’è una tendenza a trattare i non agonisti e le persone comuni come atleti ed a richiedere ad essi “sacrifici” e precisione caratteristiche degli agonisti ?
In molti pensano che il mio lavoro si concentri prevalentemente sugli agonisti: la realtà delle cose è che quest’ultimi costituiscono solamente una parte dei miei clienti ed è quello che sto cercando di far comprendere con i ‘prima e dopo’ che pubblico nei miei profili social. Lavoro infatti da anni anche come istruttore di sala e questo mi porta a rapportarmi con le personalità e problematiche più disparate ed eterogenee.
Per rispondere alla tua domanda bisogna fare una premessa: va fatta una grossa distinzione tra il lavoro di sala e quello di personal training in quanto le persone che si iscrivono in un centro fitness non sempre lo fanno per allenarsi o per ottenere dei risultati, mentre chi investe in una figura professionale lo fa per uno scopo, per un risultato.
Quando lavoro in personal training, dunque, non ho ‘figli e figliocci’: la mia attenzione è massima sia per gli agonisti che per le persone comuni e l’entità delle mie richieste è commisurata alle loro aspettative ed ai loro obiettivi. Se un non agonista ambisce ai risultati od alla forma di un agonista dovrà adoperarsi almeno tanto quanto l’agonista stesso per ottenerli. E’ un rapporto biunivoco e non sempre proporzionale.
Quali sono secondo te le caratteristiche fondamentali di un preparatore e di un atleta (di bodybuilding ma non solo, volendo anche in generale di varie discipline) vincente ?
La resilienza. La forma mentis di una persona, trainer o agonista che sia, determina l’attitudine della stessa al successo sia che si tratti di una coppa, piuttosto che della quotidianità della vita di ognuno di noi.
Quali sono secondo te gli sbagli più comuni che vengono fatti dai principianti che si approcciano al body building?
A questa domanda avrei risposto diversamente anni fa, ma in questo momento ti dico che c’è troppa informazione (superficiale, ndr.) e questo porta ad ignoranza ed illusioni.
Quali sono secondo te i “falsi miti” da palestra più diffusi e più deleteri che persistono ancora oggi ? E quelli in ambito alimentare ?
Per quanto riguarda l’allenamento ce ne sono parecchi ed il principale, a mio modo di vedere, è che si cresce solo con grossi multi-articolari pesanti quando la realtà è che si cresce ogni qual volta si forza il proprio organismo alla sopportazione di uno stress maggiore e progressivo (qualsiasi esso sia).
Dal punto di vista alimentare ce ne sono, anche qui, moltissimi: forse il maggiore è la demonizzazione di quote proteiche high-end.
Sei un grande sostenitore del timing dei pasti, quali sono le motivazioni e le conoscenze che ti spingono a ritenerlo così importante ?
Ti ringrazio per questa domanda perché mi da l’opportunità di chiarire un concetto e cioè che ho ben presente la piramide alimentare di Helms ed ho altresì ben presenti gli studi che vengono pubblicati in quanto ho passato negli anni (e continuo a passare ndr.) moltissimo tempo su pubmed.
Altrettanto tempo l’ho passato e lo passo però sperimentando, provando, e quello che noto è che un timing attento e studiato per macros e fonti porta a livelli energetici maggiori e migliori capacità di recupero. Qui parliamo davvero di riscontri pratici, non di evidenze scientifiche.
La domanda opportuna da porsi è: ‘se davvero alla base della piramide alimentare ci sono le calorie ed il timing è solo all’apice perché non provare qualcosa che può potenzialmente portarmi dei benefici senza, nello stesso tempo, potermi provocare alcun danno?’
Discutendo di allenamento, le variabili intensità (di carico e sforzo) e volume sono inflazionatissime, mentre è molto più raro sentir argomentare di tempi di recupero e densità. Qual è il tuo approccio rispetto a questi parametri? Come credi vadano programmati ?
La risposta non può che dipendere dagli obiettivi che uno si pone e in che funzione si sta facendo un determinato allenamento.
Se dovessi, e non mi piace, semplificare in maniera estrema il concetto direi che i recuperi lunghi sono funzionali allo sviluppo della forza, mentre quelli incompleti allo sviluppo dell’ipertrofia e della forza ipertrofica. Il tema però andrebbe trattato in maniera approfondita prendendo in esame una singola casistica.
Che ruolo attribuisci alle tecniche di intenistà nell’allenamento ? C’è qualche tecnica che prediligi ?
Adoro utilizzare in maniera sensata e calibrata le tecniche di intensità al pari di utilizzare esercizi non convenzionali ed angoli di lavoro diversi. Non ho predilezioni particolari, ma i rest pause ed i dropset si prestano molto bene in diverse situazioni e sono abbastanza semplici da assimilare per chi non li conosce ed utilizza.
C’è sempre tanta disillusione intorno all’ambiente del Natural BodyBuilding, un pò sicuramente per invidia, un pò per ignoranza delle dinamiche che lo formano, un pò a causa del fenomeno dei falsi natural che si infilitrano nelle gare. Che idea ti sei fatto intorno a queste dinamiche ?
Sono una persona molto concreta e disillusa Domenico: ho frequentato parecchi palchi di Bodybuilding e, per quanto concerne quelli Natural, sono pienamente conscio che l’unico vero antidoping efficace è l’etica dell’atleta stesso.
Come dico sempre ai miei atleti agonisti ‘la gara deve essere un percorso personale e di vita, non la ragione della stessa’. Se viviamo il nostro percorso in funzione del risultato e/o del raggiungere un certo modello fisico, vivremo di frustrazioni e non è quello che voglio per le persone con cui collaboro. Poi, sia chiaro, io alle gare ci vado per vincere ovviamente eh eh.
Si dice spesso che “campioni si nasce”. Nel Body Building la genetica è fondamentale, sia come struttura e linee che come velocità ed entità di risposta del corpo agli stimoli impartiti. A volte però si tende a scoraggiarsi o a svalutare l’importanza dell’impegno, dedizione e perseveranza nel costruire un gran fisico, dietro alla “sfortuna genetica”. Quali consigli daresti a dei giovani atleti, per non illuderli e fargli porre dei canoni ed ideali impossibili e fuori dalla loro portata, ma allo stesso tempo far si che non si limitino da soli e perdano motivazione nel migliorarsi continuamente ?
Penso che, in termini di volumi, la maggior parte delle persone esprima il proprio potenziale genetico in 2-3 anni di allenamento e nutrizione ai massimi livelli, dopodiché è un lavorare sui dettagli e sulla qualità muscolare della persona. Il problema è che se chiediamo a 100 persone che si allenano da 4 anni da quanti anni lo fanno alla massima intensità ed al massimo potenziale, il 90% ci risponderà ‘da 3’ quando la realtà delle cose è che solo una percentuale risibile lo fa davvero. Il mio consiglio principale è di non rapportarsi a modelli irraggiungibili.
Spesso si discute dei vari strumenti di valutazione della composizione corporea (Bia, Plicometria etc), sul fatto che abbiano tutti un discreto margine di errore e siano solo indicativi genericamente. Tu quali strumenti di valutazione preferisci? Secondo te prestazioni e specchio sono le uniche vere cose che contano nel lungo periodo, o dai notevole importanza ai “numeri” come percentuale di grasso etc ?
In gara i giudici non ti fanno una plicometria, ti guardano per come appari. Un mio caro amico, nonché il mio primo cliente, una volta mi disse ‘Marco, il bodybuilding è illusione’ e mai frase fu più vera. Ho avuto modo di vedere con i miei occhi soggetti con BF misurata con plicometria professionale molto diversa in cui il soggetto con pliche più alte appariva notevolmente più magro ed impressivo. I numeri sono uno strumento di valutazione e come tali vanno trattati.
Viviamo spesso un conflitto tra approccio alimentare ultra flessibile in cui contano solo calorie , quota proteica e macros contrapposto ad approccio “Bro” in cui è fondamentale usare determinati alimenti, determinate tempistiche, determinati integratori etc. La tua posizione in merito qual è?
E’risaputo quanto io creda nel timing dei nutrienti e quanto io tenga alla qualità degli alimenti stessi. Sono ‘inflessibilmente flessibile’, mi definirei così, poiché ci sono dei capisaldi che ritengo molto importanti in termini di timing e di scelte alimentari all’interno dei quali è diritto e dovere di ogni singolo individuo variare e trovare le proprie preferenze e, soprattutto, operare le scelte digestive più efficienti.
Spesso si dice che in alimentazione come in allenamento, i “dettagli” (che possono essere una scelta di cibi o timing o integratori particolare piuttosto che esercizi in angoli particolari e determinate tecnica di intensità etc) contino solo quando si è agonisti intermedi tendente all’avanzato. Tu credi sia così? E nel caso credi che ci siano una sorta di confine e di livello – in relazione anche agli obiettivi – che separa nettamente l’importanza i dettagli hanno o non hanno?
Penso che i dettagli contino a qualsiasi livello, ma ritengo l’impegno ed il grado di attenzione ai dettagli profusi debbano essere proporzionali al risultato a breve termine che si vuole raggiungere e non a quello a lungo termine. Cosa intendo dire? Intendo dire che non ha senso per una persona che non si è mai allenata e/o alimentata correttamente passare ad allenarsi 6 volte a settimana e tenere un tracking maniacale del proprio status nutrizionale: inizialmente migliorerà semplicemente cominciando ad allenarsi e togliendo il junk food.
Dopo un primo periodo questo non basterà più e le sarà richiesto uno sforzo ulteriore sino a nuovo stallo e così via. Make sense?
Per quella che è la tua esperienza, la variabilità individuale nell’entità di risposta agli stimoli quanto è alta? Gran parte dei soggetti sono in media, e solo un piccolo numero risponde alla grande oppure pochissimo, oppure la variabilità è molto più alta?
Penso che la variabilità sia alta e che di talenti genetici (quelli veri, ndr.) ce ne siano pochissimi. Di una cosa però sono certo: chiunque si alleni ed alimenti con metodo e criterio può ambire al miglioramento della propria condizione di salute in primis ed estetica in secundis.
Secondo te, al netto degli ovvi volumi, ci sono alcune caratteristiche fisiche classiche dei culturisti che usano farmaci, assolutamente irriproducibili su di un atleta realmente natural?
In due parole la ‘pasta muscolare’: un mix di durezza, densità, vascolarizzazione e plasticità.
Credi che nella “cultura” della palestra, la mitologia, i miti le tradizioni, ci siano state forte influenze dell’uso di anabolizzanti? Nei modi di allenarsi ed alimentarsi, nei miti come quelli che fare pesi in adolescenza inibisce la crescita in altezza oppure che quando ti fermi “si trasforma tutto in grasso e si appende” etc etc..?
Sicuramente si Domenico: abbiamo assistito a generazioni prodotto di questa mitologia, a persone che parlano per sentito dire ed ancora a gente che agisce come agisce su suggerimento del ‘grosso’ di turno. In questi ultimi anni però si sta assistendo ad un processo diametralmente opposto e cioè a quello dei nerd da tastiera che sanno tutto di qualsiasi argomento, senza mai aver messo piede in una palestra.
Ho avuto la fortuna nella mia vita di poter essere a contatto tanto con i libri quanto con bodybuilders agonisti di livello assoluto che, non conosceranno l’ultimo studio su pubmed, ma hanno dalla loro decenni di esperienza, prove, errori, risultati. Come dice Dave Palumbo ‘you can’t learn experience’.
Hai un aforisma che rispecchia la tua filosofia di vita che vorresti condividere?
“E’ un peccato, per un uomo, invecchiare senza vedere la bellezza e la forza di cui il suo corpo è capace”. Socrate.
Grazie mille per la disponibilità ed in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!
Grazie a te
LINKS Per contattare Marco:
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