Oggi vi propongo l'intervista al Dottor Claudio Zanella, Medico Fisiatra e Powerlifter agonista, collaboratore di Paolo Evangelista al corso DCSS e del Project Invictus.
Claudio ci fornirà una visione dal punto di vista di un Medico che è anche un atleta agonista, del mondo dei pesi, del fitness, degli allenamenti, degli infortuni e della necessità degli atleti di rapportare la salute con gli obiettivi sportivi.
Ciao Claudio è grazie per aver trovato il tempo per questa intervista!
Grazie a te Domenico per lo spazio che mi dedichi!
Puoi farci una breve introduzione di te, quali sono stati i tuoi percorsi di studio e sportivi ?
Ho studiato ragioneria e dopo il diploma ho proseguito il naturale percorso di studi iscrivendomi alla facoltà di Economia e Commercio ma dopo due anni ho capito che non era la strada che volevo percorrere. Ho abbandonato Economia dedicandomi alla preparazione per i quiz di ingresso a Medicina (per questo ringrazio la mia famiglia che mi ha supportato in questa rischiosa scelta) con l’obiettivo specifico di diventare Fisiatra, cioè Medico della Riabilitazione. Inutile dire che oggi sono felice di aver dedicato i seguenti 12 anni allo studio di questa che ancora oggi è una scienza ma anche un’arte.
Per quanto riguarda i miei trascorsi sportivi, le mie principali attività sono state il rugby e la pallavolo fino ai 19 anni. A 20 anni ho iniziato ad allenarmi in palestra ed è stato subito amore. Nel 2004 ho scoperto che esisteva uno “sport dei pesi” molto vicino a quello che piaceva fare a me, cioè il Powerlifting. La curiosità riguardo il funzionamento del corpo umano e gli inevitabili infortuni hanno sicuramente condizionato le mie scelte lavorative.
Ho gareggiato in varie federazioni (tra cui FIPL, WDFPF, FIPCF e FIBAt) dal 2006 al 2011, i miei PB in gara sono squat 200kg, panca 155kg, stacco 215kg ad un bw di 68kg. Attualmente non gareggio ma continuo ad allenarmi e allenare qualche atleta, senza la pretesa che diventi una professione.
Allenamento con i pesi come strumenti per migliorare funzionalità, benessere, e prevenire gli infortuni soprattutto in età avanzata. Qual è la tua posizione a riguardo ?
Purtroppo i pesi non godono di una buona reputazione nell’ambiente medico anche se le evidenze attuali identificano nell’allenamento contro resistenza un eccellente strumento per prevenire e trattare diversi disturbi, non solo muscolo-scheletrici. L’allenamento in palestra, nei giovani come negli anziani, migliora la percezione di sé, aumenta la forza e contrasta la sarcopenia, migliora l’equilibrio nei pazienti con aumentato rischio di fratture e la resistenza al carico dei distretti allenati.
L’attività fisica non solo aerobica può ridurre il dolore e la fatica in alcuni soggetti che ne soffrono cronicamente. Ha effetti positivi sulla composizione corporea e sul metabolismo. Come medico della riabilitazione ritengo che l’attività con i pesi, o contro resistenza in senso lato, rappresenti un potente alleato nel ridurre la disabilità. Uno strumento potente però richiede anche di essere utilizzato con criterio, un maestro di pesistica una volta mi disse “non dobbiamo essere facchini dei pesi”, purtroppo nelle palestre assisto frequentemente ad un utilizzo improprio di questo strumento.
Nell’ambiente sportivo e fitness molti si lamentano del fatto che non è raro che figure professionali quali ortopedici, fisiatri, fisioterapisti, siano totalmente distanti dal mondo dell’allenamento e dello sport e di conseguenza non capiscano le necessità degli atleti. Tu cosa ne pensi, da professionista che è anche atleta?
C’è un’errata percezione da parte degli sportivi magari presi dallo sconforto per i loro infortuni, oppure c’è davvero una grossa differenza di analisi e lavoro da parte di quei professionisti che conoscono le dinamiche del mondo dell’allenamento perchè si allenano loro in prima persona oppure trattano pazienti sportivi?
Il problema è che talvolta esiste un conflitto di interessi tra atleta e medico.
Come medico ho il compito di promuovere l’integrità fisica e le migliori condizioni di salute del paziente. Per me un paziente è “sano” se riesce a svolgere in modo normale le attività della vita quotidiana.
L’atleta invece identifica la propria integrità fisica con la capacità di compiere le proprie “imprese” sportive e da questo deriva la sua percezione di sé. Non sono quindi sano solo se riesco a sedermi e camminare, lo sono se riesco a fare squat con 100-200 kg o se riesco a correre per 10-20km (se il mio sport lo prevede).
Un paziente viene a visita in ambulatorio lamentando dolore alla spalla SOLO con carichi oltre i 100kg sulla panca piana, quale dovrebbe essere la risposta del medico?
Esiste anche una non conoscenza del mondo dello sport da parte di molti medici, ma si tratta di una vera mancanza o forse siamo noi che idealizziamo questa figura lavorativa dando per scontato che debba essere formata su qualunque tema e in linea con la nostra scala di valori?
Senza dubbio un atleta agonista, per il quale la capacità di svolgere la propria attività sportiva coincide con la capacità di lavorare e quindi sopravvivere, ha bisogno di interfacciarsi con un medico che conosca le problematiche specifiche di quello sport.
Il Claudio professionista si trova mai in conflitto con il Claudio atleta ? Per esempio nell’affrontare determinati allenamenti, una competizione, un infortunio etc ?
Spesso, soprattutto quando sono particolarmente “fissato” con l’allenamento, la differenza tra passione e ossessione è spesso difficile da definire. Ritengo che difficilmente un atleta sia il miglior allenatore di sé stesso e che altrettanto raramente un medico sia il miglior medico di sé stesso. E’ quasi inevitabile essere troppo clementi o prendere decisioni dettate dal gusto personale o dalla voglia di appagare il proprio Ego, più che dalle reali necessità.
L’attività fisica è sicuramente un potente strumento per raggiungere e mantenere la salute, ma lo stesso non si può dire per l’attività agonistica, questo lo devo ammettere per onestà intellettuale. Fare stacchi con 40-80kg può essere terapeutico per i pazienti con lombalgia meccanica ma è davvero necessario superare i 200kg? Fermo restando che lo sport ha altri importanti risvolti positivi sulla formazione del carattere.
Parliamo di infortuni comuni per chi si allena con i pesi per anni
Prima di tutto, hai dei consigli generali che vuoi condividere su come prevenire il più possibile gli infortuni e su come eventualmente affrontarli soprattutto psicologicamente quando poi insorgono ?
Innanzitutto l’atleta deve accettare di essere infortunato. Sembra banale ma quante volte abbiamo continuato a picchiare duro finchè non abbiamo dovuto ammettere, nostro malgrado, di non poter più proseguire? Per me un infortunio è grave se non riesco ad allenare panca, stacco e squat, credo che molti si rivedano in qualche modo in questa definizione.
Esiste una soluzione al mio problema? Bene, eseguo. Corrisponde ai miei desideri? Questo è un altro paio di maniche.
In linea di massima tutti gli infortuni sono curabili, quello che serve e che spesso non siamo disposti a sacrificare è il tempo. Una settimana, un mese, tre mesi di sospensione dell’attività sportiva ci sembrano una condanna, come se fossimo in preparazione per le prossime olimpiadi. Quello che manca spesso è una visione a lungo termine della propria carriera sportiva e soprattutto una percezione reale della rilevanza dello sport nella nostra esistenza. Ma qui si entra nel campo della psicologia sportiva e io sono più che altro un paziente.
Problemi alla schiena ed allenamento, c’è sempre molta confusione.
Da una parte, l’allenamento con i pesi viene demonizzato da alcuni professionisti, che poi magari consigliano il nuoto o attività a bassa intensità come attività fisica per chi soffre di problemi alla schiena.
Quanto c’è di vero ? Chi ha problematiche come problemi discali, protusioni, ernie o altri, deve rassegnarsi a non potersi più allenare con i sovraccarichi ? Si possono trovare innumerevoli casi di persone che problemi tali che hanno proseguito ad allenarsi, addirittura anche competendo nel powerlifting ad esempio, prendendo le dovute accortenze nei metodi di lavoro.
Il nuoto è un ottimo sport ma non ha poteri curativi sulla lombalgia (o sulla scoliosi, come ancora si legge). E’ facile credere che un’attività in scarico, per via della spinta idrostatica, rappresenti la soluzione ideale alle patologie da “sovraccarico”, dimenticando che esiste una differenza tra idro-chinesi-terapia e nuoto e che il nostro corpo si è evoluto per lavorare in carico.
Oggi esiste addiritturra un movimento anti-nuoto, inutile dire che si tratta dell’ennesimo eccesso, ma purtroppo la mente umana ha bisogno di ragionare per categorie “buono” – “cattivo”.
Oggi sappiamo che le alterazioni strutturali della colonna (bulging, protrusioni, ernie) sono diffusissime nella popolazione generale anche asintomatica. Se avere un’ernia avesse rappresentato una condanna alla disabilità a vita, non ci saremmo evoluti in posizione bipede.
Detto questo, non concordo con chi sostiene che si tratti di condizioni assimilabili alla normalità e che quindi si debbano semplicemente ignorare. Un’ernia del disco con sciatalgia è un problema di pertinenza medica e come tale deve essere trattata. Solo dopo la guarigione clinica, condizione stabilita dal medico che si assume la responsabilità legale della diagnosi e della prognosi, il paziente smette di essere tale e può tornare progressivamente all’attività sportiva, talvolta adattando il tipo di esercizio o il carico di lavoro.
Io sono un amante dei pesi e li utilizzo come strumento terapeutico ma non credo debba essere un must. La scelta dello strumento dipende dal paziente che ho di fronte, dagli obiettivi e dalla mia conoscenza dello strumento stesso. Quello che accomuna le terapie che agiscono efficacemente sulle lombalgie è che agiscono congiuntamente sul recupero della mobilità della colonna e al contempo migliorano la capacità di stabilizzarla sotto carico.
Gomiti : Epicondilte ed Epitrocleite e problemi ai gomiti vari. Hai scritto un bell’articolo per il blog di Paolo Evangelista a riguardo.
Questa è una problematica che colpisce quasi tutti quelli che si allenano con costanza con i pesi per anni prima o poi.
Quali sono i rimedi preventivi e le terapie che più consigli in questi casi? Molti sostengono che la vera e propria riabilitazione con esercizi di potenziamento, mobilità e allungamento per la muscolatura tutta del polso ed avambraccio sia ben più efficace delle terapie farmacologiche, infiltrazioni, onde d’urto, tecar etc. Quanto c’è di vero? E dopo una guarigione, rimarrà una debolezza a vita con alti rischi di ricadute oppure si può tornare “come nuovi” ?
Spalle : problemi di infiammazione ad esempio al capo lungo del bicipite, o a causa di conflitti subacromiali.
Come prevenirli, come trattarli, e una volta guariti, si ritorna al 100% della funzionalità o rimane una debolezza ed una predisposizione a ricadute per sempre ?
Ginocchia : Squat, pressa ed allenamento delle gambe in generale in caso di problemi pregressi alle ginocchia.
Ci sono davvero casi in cui l’allenamento delle gambe è controindicato a causa di infortuni pregressi ?
Alcuni movimenti andrebbero evitati o è tutto relativo al carico utilizzato ? Tenere gli arti inferiori ben allenati può rappresentare una difesa contro strutture articolari indebolite da infortuni o è il contrario?
Sono davvero tanti argomenti! Una cosa in comune la hanno però: si tratta spesso di patologie da sovraccarico, causate dalla ripetizione di gesti, talvolta monotoni, ad intensità eo volumi non recuperabili e spesso con tecniche esecutive che lasciano a desiderare.
Sebbene una buona parte di questi infortuni riconoscano come base comune l’overuse e siano in parte prevenibili con una buona programmazione dell’allenamento, dobbiamo ammettere che essi fanno parte del gioco e nessun atleta degno di questo nome ne è immune.
Epicondilite ed epitrocleite, nel caso del sollevatore di pesi, come sai sono favorite dall’utilizzo di esercizi di spinta e tirata con avambraccio forzatamente pronato o supinato. Di conseguenza la variazione del grip (negli esercizi di spinta così come in quelli di tirata) può aiutare a prevenirne l’insorgenza. Nel caso dell’epitrocleite ad esempio, l’esecuzione di trazioni agli anelli sembra ridurre lo stress sull’inserzione dei muscoli epitrocleari.
Il trattamento varia in base all’intensità dei sintomi e alla cronicizzazione degli stessi. Per le condizioni di recente insorgenza possono essere sufficienti il riposo e alcune modifiche alla programmazione e selezione degli esercizi. Nei casi più gravi bisognerà ricorrere a rimedi via via più invasivi, dall’utilizzo di ortesi come il bracciale compressivo, esercizi di stretching e trattamento manuale, terapia farmacologica a base di FANS, terapie fisiche (che ricordo, non sono la panacea di ogni male), piccoli trattamenti microinvasivi (infiltrazioni di fattori di crescita piastrinici, cortisone, cruentazione ad ago), fino all’intervento chirurgico vero e proprio.
Nella stragrande maggioranza dei casi il paziente-atleta potrà tornare alla propria attività sportiva e in più avrà acquisito nuove norme di auto-trattamento e rispetto per il proprio corpo.
Le stesse logiche si adattano alle problematiche a spalle e ginocchia. La stragrande maggioranza degli esercizi non possono essere classificati come giusti o sbagliati, soprattutto se parliamo dei grossi multiarticolari che hanno superato la prova del tempo. Naturalmente non tutti possiedono tutti i requisiti in termini di mobilità e integrità fisica per eseguire qualunque esercizio in sicurezza.
Talvolta è necessario affrontare un percorso fatto di apprendimento motorio e mobilità articolare anche lungo. In qualche caso l’esercizio può essere del tutto controindicato per le peculiarità del soggetto, altre volte siamo noi a non essere disposti a dedicare il tempo necessario per maturarlo.
Parlando di allenamento, in generale si tende sempre a generalizzare e standardizzare protocolli tenendo poco conto delle differenze individuali tra soggetti diversi. Se in uno sport, come il Powerlifting o il Weightlifting, per forza di cosa è il soggetto che deve adattarsi agli esercizi, nell’allenamento per il benessere eo per l’estetica non è così e non si è legati a movimenti obbligatori.
Quanto credi sia importante, anche e soprattutto in ottica longevità e salute articolare, un’accurata scelta dei movimenti e degli esercizi in base alle strutture individuali ? Quanto trovi giusto catalogare alcuni esercizi come “Base” per tutti quanti, quando magari non tutti potrebbero avere la struttura per eseguirlo in sicurezza ?
Anche negli sport basati su esercizi codificati è necessario adattare la tecnica esecutiva alle peculiarità individuali e alla storia dell’atleta, fatta anche di infortuni più o meno gravi. Detto questo, ritengo che esistano delle linee guida generalmente applicabili, frutto dell’esperienza altrui (basti pensare al posizionamento scapolare negli esercizi di distensione su panca) che consentono di massimizzare la performance, minimizzando il rischio di infortunio. La personalizzazione non può rappresentare un alibi per stravolgere qualunque movimento.
In campo fitness, dal momento che non esiste un obiettivo agonistico specifico, ritengo che non esistano neanche esercizi “fondamentali” o “base”. In ogni caso la priorità è dettata dagli obiettivi inviduali.
Qual è il tuo l’approccio all’allenamento ?
Come ho già detto, attualmente non gareggio, quindi ho un approccio all’allenamento più soft rispetto al passato e posso (devo) allenarmi nei ritagli di tempo e per il gusto di farlo. Negli anni il mio approccio ai pesi è sempre stato volto maggiormente alla prestazione che al fine estetico (anche se inevitabilmente la muscolarità di chi solleva pesi tende a caratterizzarlo).
Ho abbracciato diverse filosofie, dall’approccio coniugato all’americana, ai metodi distribuiti dell’est, fino al metodo bulgaro. Il comune denominatore è sempre stato l’essenzialità, ho iniziato a fare powerlifting perché amo i grossi multiarticolari, soprattutto squat, panca e stacco da terra, quindi qualunque sia il metodo seguito, il menu deve prevedere una buona dose di ciò che mi piace e l’obiettivo finale deve essere quello di migliorare in qualche modo una performance sugli stessi.
Quali sono i tuoi pilastri fondamentali per il successo sportivo e la salute?
Riguardo il successo sportivo non posso parlare per esperienza, ma se dovessi dare un’opinione direi che ciò che conta di più è avere ben chiari quali sono i propri obiettivi. Troppo spesso atleti talentuosi disperdono le proprie energie in troppe attività, sacrificando il risultato finale. Un altro aspetto fondamentale e spesso sottovalutato è che non è possibile raggiungere il successo sportivo da soli, senza un entourage adatto. Anche uno sport individuale e non professionistico come il powerlifting richiede la presenza di una squadra per essere praticato in modo sicuro e fruttuoso.
Per quanto riguarda la salute, credo che il requisito base sia il rispetto per se stessi.
Se dovessi dare dei consigli generali ad un giovane, per aiutarlo ad avere una carriera sportiva longeva, di successo e con meno infortuni possibili cosa gli diresti?
Probabilmente la fortuna di incontrare un allenatore esperto e la capacità di affidarsi ad esso è determinante in questo senso.
Cosa ne pensi in generale della situazione attuale dell’ambiente fitness e pesi in Italia? Un ambiente dove per anni ha dominato linee di pensiero molto “bro science” cioè basate su credenze e passaparola spesso senza alcun fondamento scientifico. Vedi un miglioramento della situazione con l’affermarsi di realtà come il Project Invictus che cercano di portare una visione più basata sulle evidenze scientifiche ? Credi che il cambiamento avverrà in maniera sempre più massiccia in futuro, o l’approccio “broscience” rimarrà sempre predominante ?
Credo che la situazione sia solo apparentemente diversa. La nostra percezione di cultura è illusoria. Il bombardamento nozionistico odierno è tale da creare tanta disinformazione quanta ne avremmo senza alcuna nozione. Chi ne ha voglia deve investire tempo ed energie per districarsi in questo caos, agli altri non posso che consigliare di affidarsi ad un professionista qualificato, esattamente come farei io se dovessi progettare e costruire l’appartamento in cui vivere, dal momento che non possiedo competenze ingegneristiche necessarie.
Hai un particolare aforisma o filosofia su come approcci alla vita che vuoi condividere prima di salutarci?
Tutto ciò che merita di essere fatto merita di essere fatto bene (Philip D. S. Chesterfield)
Grazie mille Claudio per la disponibilità e buon lavoro!
Grazie a te, ricambio!
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