Oggi ho il piacere di intervistare Andrea Biasci : fondatore del Project Invictus ed ormai imprenditore affermato nell'ambiente Fitness, laureato in Scienze Motorie ed ex-atleta di Girevoy Sport.
Ciao Andrea e grazie per aver trovato il tempo per questa intervista.
Come prima cosa, ci fai una panoramica sul tuo percorso prima da atleta e poi da professionista nel mondo del fitness e sport ?
Grazie a te Domenico. Allora tralasciando l’infanzia a 15 anni ho iniziato a fare pugilato dove ho dedicato quasi tutte le mie energie mentali e fisiche di quell’età. Sono andato avanti fino al primo anno d’università, poi ho capito che quello che potevo dare l’avevo dato. Per qualche anno ho smesso di fare sport completamente, per poi riprendere prima con la palestra e subito dopo col Girevoy Sport (Kettlebell Lifting). Avevo voglia di tornare a gareggiare, allora non esisteva il Crossfit ed il GS mi sembrava una buona combinazione tra forza-resistenza-determinazione mentale.
È stato uno sport molto illuminante, sia dal lato mentale della fatica, sia perché ha gettato le basi per il project inVictus. Allora tenevo un blog che tanto per cambiare si chiamava Kettlebell inVictus. Con Amodio Mattia siamo stati in Russia, Ucraina, Biellorussia. Li ho conosciuto atleti ed allenatori 100 volte più preparati dei guru che conosciamo coi Kettlebell.
In Russia gli uomini gareggiano con 32+32kg (su 10’), le donne fanno lo snatch con 24kg. Praticamente paragonare il GS russo, con la versione occidentalizzata del KT, ti fa capire la differenza tra sport e fitness.
Per quanto riguarda il mio percorso professionale ho poco da dire se non una laurea in Scienze Motorie.
Parliamo del Project. Come è nato il progetto, l’idea principale che c’era dietro e se questa è rimasta immutata ancora oggi o si è evoluta in qualcosa di diverso?
Quando ho creato il project avevo ben in mente una cosa, far emergere il valore che c’era allora sui forum, ma che non aveva un reale riconoscimento (di nessun tipo). Secondo me c'era un distacco netto tra chi si vendeva come un bravo professionista e chi invece creava reali contenuti di valore sul web.
Per me c’era molto potenziale nascosto e si poteva allargare questa conoscenza oltre al pubblico dei forum. Così ho creato una squadra di professionisti e collaboratori.
Oggi le cose sono un po’ cambiate.
Parlaci se puoi dello stato attuale del Project e dei progetti e sviluppi futuri a cui andrà in contro. Cosa dobbiamo aspettarci?
Allora oggi il project inVictus è una casa editrice che pubblica libri e dal 2017 avrà una sua rivista. Il nostro primo obiettivo è diventare il punto di riferimento, per il settore, dell’editoria in Italia.
Vogliamo anche prendere il mercato dell’informazione dell’integrazione. Ovvero creare il primo sito d’integratori in Italia, senza vendere direttamente integratori. Attraverso le analisi dell’università dei vari prodotti ed una wiki sulle evidenze scientifiche.
Oltre a questo abbiamo ancora un altro paio di progetti in altri rami del nostro settore ma aspetto a parlarne. Scopro, mio malgrado, che le buone idee vengono subito copiate
Con il senno di poi, faresti diversamente qualcosa nello sviluppo del Project o sei pienamente convinto di tutti gli step fatti e li ripeteresti allo stesso modo?
Tornassi indietro farei un investimento maggiore nella costruzione del sito. Quando ho iniziato a pubblicare articoli non conoscevo nulla di come funzionano google ed i motori di ricerca. Il nostro sito ha grosse lacune dal lato SEO. Tornassi indietro rifarei un’altra struttura di sito.
Dal lato contenuti migliorerei nell’ordine delle pubblicazioni cercando di creare un sito che guidi il lettore e non articoli sparsi.
In questo periodo storico, essere un imprenditore non è una cosa semplice. Come è e cosa comporta lavorare da imprenditore nel fitness in Italia nel 2016 ? Quali difficoltà e sacrifici ma anche quali soddisfazioni e gratificazioni incontri ogni giorni in questo percorso?
Allora devo dire che dal punto di vista imprenditoriale oggi non mi posso lamentare, ma all’inizio è stata dura perché nessuno credeva in quello che facevo. Ho utilizzato un sacco di giorni ed ore della mia vita per creare il progetto. Nella fase iniziale (i primi due anni) nessuno credeva in quello che facevo ed era come se buttassi via il tempo. Credo che in Italia oltre ai soldi che versiamo allo stato, siamo in primis penalizzati come mentalità. Nessuno crede e supporta chi vuole creare qualcosa di nuovo.
Essere imprenditori esordienti vuol dire remare sempre controcorrente, contro lo stato, i familiari preoccupati per quello che fai, contro chi non ti conosce che ti guarda in modo compassionevole.
Insomma se ti fai influenzare da quello che pensano gli altri, smetti di credere in quello che fai.
E’ luogo comune che in Italia la meritocrazia sia una chimera, e non basta essere capaci e meritevoli ma bisogna scendere a compromessi e avere le giuste consocenze per avere un qualsiasi tipo di successo, tu cosa pensi a riguardo? E cosa ne pensi di questo discorso applicato all’ambiente fitness e sport ?
Che bisogna scendere a compromessi. Io l’ho fatto, basta che questi compromessi non siano sotto la soglia che ti sei dato. Io so benissimo che 50% faccio quello che voglio, 50% faccio quello che serve. Se facessi solo quello che voglio non potrei creare quello che desidero.
Passiamo all’argomento Scienze Motorie. Attualmente il laureato in scienze motorie in Italia non ha un suo albo professionale, non ha un’applicazione professionale diretta e riconosciuta, in pratica ha un titolo davvero poco spendibile in ambito lavorativo. Credi che sia una facoltà di riferimento per chi vuole lavorare nell’ambito sportivo – e non parliamo dell’istruttore di sala nelle palestre commerciali ma di livelli più alti – oppure è meglio virare su altri corsi di studio “più pesanti” a curriculum e magari perseguire la formazione dal punto di vista sportivo e fitness tramite certificazioni di alto livello, corsi, seminari e studio autonomo?
Devo rispondere quello che voglio o quello che serve?
Diciamo così, finchè Scienze Motorie non migliora e da più strumenti al laureato, rimarrà una laurea di serie B. È proprio la sua struttura che non funziona. Non basta dare anatomia, fisiologia, medicina sportiva, biochimica, per considerarsi grandi professionisti.
Da laureato in scienze motorie, credi che la facoltà così come è strutturata attualmente fornisca un percorso di studio valido e qualificante per poi immettersi nel mondo del lavoro, o invece non prepari in maniera adeguata da questo punto di vista? E tu che modifiche apporteresti nel caso per migliorare la situazione ?
L’università deve essere più specialistica, non puoi fare un percorso per andare a fare il prof di educazione fisica e poi pensare d’essere competitivo nel mondo del lavoro. Vuoi andare a fare l’allenatore di basket? 40 ore che cosa ti sono servite? Vuoi andare a lavorare nel fitness? 40 ore cosa ti sono servite?
Insomma o si danno gli strumenti ai laureati per essere recettivi e dinamici, oppure li si fanno uscire della trincea, pronti ad essere folgorati della mitragliatrice del mondo del lavoro.
Dalle informazioni che hai, credi che cambierà qualcosa nel prossimo futuro per il laureato in scienze motorie in Italia?
Si perché le nuove generazioni di professori hanno ben a mente i problemi, solo che devono aspettare che la vecchia generazione ceda il passo. Ho molta fiducia per il futuro. Anche se i primi risultati li avremo tra 10 anni.
Argomento giovani e scelta del percorso da intraprendere. Se dovessi consigliare ad un giovane (o al te stesso fresco diplomato) su che percorso orientarsi – studi universitari, studi non universitari, esperienze pratiche, studio autonomo – volendo lavorare nell’ambiente sport nutrizione e fitness, cosa gli diresti?
Bella domanda, non lo so, d’aspettare tra 10 anni una nuova Scienze Motorie?
Il mondo dello sport nutrizione e fitness in Italia. Alcune volte si ha la percezione che tutto ciò che ruota attorno a questo ambiente sia estremamente sottovalutato, non c’è percezione della qualità e per certi versi neanche ricerca della qualità – sia da parte di chi si propone come professionista che chi è cliente – e che sia trattato tutto come un gioco per fissati narcisisti con troppo tempo libero. Preparatori e nutrizionisti improvvisati, media che perpetuano all’infinito luoghi comuni... tu che idea ti sei fatto dopo tanti anni nel settore?
Che è come scrivi, spesso penso che quello che facciamo ha più a che fare con la psicologia che con la fisiologia.
Ricevi spesso critiche ed attacchi per tutto quello che fai. Chi ti accusa di non avere i titoli, l’esperienza o altro per poter fare quello che fai. Quali sono le tue riflessioni a riguardo e cosa risponderesti a queste persone?
Che tutti siamo criticabili, per carità io sono il primo critico di me stesso. Fanno bene a criticarmi, però stiamo attenti a non ricercare la pagliuzza nell’occhio dell’altro quando noi abbiamo una trave. Sicuramente sbaglio ma sicuramente tante critiche sono futili, soprattutto se chi le fa non ha mai fatto nulla di buono.
Mondo social VS Mondo reale. Sui social sembrano tutti preparatissimi, tutti parlano di dettagli e minuzie e spesso vengono criticati quelli che come te fanno divulgazione come “scopritori di acqua calda”, poi entri in una palestra commerciale ed il livello è disastroso con la maggioranza delle persone che non sa fare neanche un semplice Curl o conosce l’ABC di un’alimentazione sensata.
Credi ci sia davvero un gap così enorme tra mondo virtuale e reale? Credi che nel tempo si andrà ad assottigliare con il diffondersi delle informazioni?
Un anno fa ero più fiducioso, perché sul web regnava chi portava contenuti. Oggi mi sto rendendo conto che tante realtà indecenti stanno crescendo e sono sempre più seguite. Purtroppo credo che il mondo della palestra non cambierà mai, perché la palestra serve anche all’ego della persona e la conoscenza è di solito qualcosa che rimpicciolisce il proprio ego. Due cose che non penso si possano conciliare.
Traendo un bilancio generale, come pensi si evolverà l’ambiente fitness italiano nei prossimi anni, ed a che livello è secondo te attualmente?
Allora quando ho creato il project inVicutus, il mio obiettivo era prendere il 10% del mercato di chi si informa nel fitness in Italia. Oggi siamo al 3%, più del 10% penso che il nostro ambiente non posso andare. Tra 100 anni si ascolterà sempre e comunque quello più grosso (magari dopato).
Hai un aforisma o un pensiero in particolare che racchiude la tua filosofia ed approccio alla vita con cui vuoi concludere questa intervista?
In biologia nulla ha senso se non alla luce dell’evoluzione (Theodosius Dobzhansky)
L’evoluzione è la chiave della sopravvivenza (Professor Xavier)
Se non sei impegnato a nascere, sei impegnato a morire (Bob Dylan)
Grazie Domenico.
Grazie a te Andrea per aver trovato il tempo per questa intervista e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti.
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